Villa Necchi Campiglio, Milano
Casa simbolo del razionalismo milanese, una villa urbana progettata dall’avanguardista e architetto charmeuse Piero Portaluppi negli anni ‘30, commissionata dalla famiglia Necchi Campiglio.
Le sorelle Nedda e Gigina Necchi e il marito di quest’ultima Angelo Campiglio, esponenti di una colta borghesia industriale lombarda, allontanandosi dalle maniere dell’epoca pensarono la loro dimora funzionale al ricevimento di ospiti, con ampi spazi dedicati alla socialità e al tempo da trascorrere con gli amici.
L’area giorno al primo piano è a mio parere la parte più bella della casa: una biblioteca che funge da divisorio, le foto di famiglia su tavolini di legno intarsiati, la collezione di statuette cinesi, il giardino d’inverno e il Puro folle di Adolfo Wildt, le opere di Morandi, Casorati e de Chirico.
Sempre al primo piano, anticipata dal Fumoir radicalmente trasformato per mano di Tomaso Buzzi nel suo intervento di riallestimento e “ingentilimento”, si trova la sala da pranzo apparecchiata da un servizio di porcellane della collezione ideata da Gio Ponti per Richard Ginori.
Al piano superiore si trovano le stanze da letto. Le camere delle sorelle sono identiche e speculari, con bagni privati dotati di due lavabi, vasca da bagno e doccia con ingegno massaggiante; meccanismo anticipatore per il periodo. Vi invito a cercare la “stella” in uno dei due bagni.
La stanza di Nedda in quanto donna “signorina” prevede un letto singolo, quasi fanciullesco, sui toni del rosa pesca in accordo con tutta la camera.
Sullo stesso piano si trova la stanza con bagno della modista, l’unico membro dello “staff di casa” a cui era permesso alloggiare negli stessi ambienti della famiglia, e le stanze della Principessa e del Principe.
La camera della Principessa era riservata a Maria Gabriella di Savoia, figlia di Umberto II e Maria José del Belgio; grande amica delle sorelle Necchi che passava spesso a trovare.
Disegni di Picasso, Modigliani, Sironi, Matisse e Fontana (collezione Guido Sforni) nella stanza del “Principe” Enrico D’Assia, ai tempi scenografo del Teatro La Scala, ospite delle sorelle Necchi quando si trovava in città.
Nel sottotetto le stanze del personale di servizio e nel seminterrato le sale da gioco e gli spogliatoi.
Il giardino ombreggiato da una magnolia accoglieva una serra, il garage, il campo da tennis e la piscina, tra le prime di proprietà privata a Milano.
Trovo meravigliosa la possibilità di immergersi e immaginare la quotidianità e le vite dei loro proprietari grazie agli oggetti lasciati, silenti testimoni delle loro storie. Gli indumenti di moda, le brochure sullo scrittorio dei musei visitati, le numerose enciclopedie, i corredi, le porcellane…
Una delle importanti donazioni che arricchiscono oggi la villa è la collezione di opere d’arte del primo Novecento di Claudia Gian Ferrari, figlia di un noto gallerista. Decide inizialmente di lasciare le opere alla dimora nella sua eredità, ma esortata a compiere la donazione ante mortem decide di anticipare i tempi ad una condizione: poiché i suoi quadri erano per lei come dei figli, chiese di poter dormire vicino a loro quando le ansie l’avrebbero assalita.
Per volere delle sorelle Necchi la villa venne affidata nel 2001 (anno di morte di Gigina) al FAI per farne un luogo di frequentazione per la città, in modo che gli spazi fossero e continuassero a essere centro di aggregazione, socialità e vita.
Guida illustrata della Villa curata dal FAI
Vi auguro una Buona visita e vi aspetto alla prossima recensione
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