Mostra “Casorati” – Palazzo Reale, Milano
In mostra sino al 29 giugno la raccolta di opere di Felice Casorati; pittore, scultore, designer e scenografo fervente nel panorama artistico italiano dei primi del Novecento.
Felice Casorati nasce a Novara nel 1883 e si sposta di frequente con la famiglia dato il lavoro del padre, ufficiale di carriera del Regio Esercito Italiano. Arriva a Padova nel 1895 dove frequenta il liceo classico e , durante un ritiro in campagna, scopre la pittura.





Esordisce artisticamente nel 1904 esponendo in una collettiva al Circolo Filarmonico artistico di Padova; si laurea in giurisprudenza e viene ammesso alla Biennale di Venezia con il Ritratto della sorella Elvira nel 1907.

Si trasferisce con la famiglia a Napoli dove dipinge Le vecchie che presenta alla Biennale del 1909. L’opera, frutto dello studio degli antichi maestri, fu acquistata dal Governo per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Apprezzata dalla critica per l’uso del colore, la connotazione psicologica e la resa dei volti dei personaggi.

Persone, è stato l’ultimo dipinto campano; una sorta di enigmatica metafora delle varie fasi della vita, evocativamente descritta come “la conclusione di un banchetto di ricordi”.

Nel 1911 si trasferisce a Verona dove apre il suo studio; Casorati qui dipinge Le signorine, quadro che consacrerà la sua carriera artistica, realizzando uno dei risultati più rilevanti e conclusivi del Simbolismo europeo. Così l’artista scrive in una lettera del marzo 1912:
“Un quadro grande ha il titolo ‘Le signorine’: quattro figure allineate, quattro simboli e quattro realtà insieme con il commento di cose e colori… Un quadro di intonazione chiarissima, all’aria aperta mattinale di effetto strano e forse a prima vista poco comprensibile”.

Nel 1913 espone la sua prima personale nella cerchia veneziana di Cà Pesaro.
Ispirato dalle opere di Klimt si cimenta in sperimentazioni oniriche.



La serie delle Grandi tempere segnerà la cifra stilistica con cui Felice Casorati verrà identificato presso il grande pubblico e la critica. Oggetti sospesi in ambienti spogli, soli in un’attesa angosciosa.






Nel 1914, Casorati lascia alle spalle il simbolismo e l’abilità decorativa delle sue opere precedenti, creando una serie di dipinti definiti “nature morte artificiali”. In questa fase, si dedica a esplorare l’aspetto ludico, venendo accusato persino di influenze futuriste per aver intrapreso una strada che portava a una deformazione quasi astratta degli oggetti.




Le uova sul cassettone suscitano l’entusiasmo di critici come Piero Gobetti e Lionello Venturi, che ne lodano l’originalità, ottenuta attraverso una composizione sapientemente equilibrata, un “colore modesto“, una “forma apprezzata per sé stessa” e una “luce nuova e antimpressionistica“. Oltre al riferimento a Cézanne, che Casorati aveva ammirato alla Biennale di Venezia del 1920, il tema delle uova, simbolo di perfezione plastica, richiama anche l’influenza di Piero della Francesca, il cui dipinto nella Pala di Brera le aveva elevate a emblema della sua arte.

Nel dipinto Silvana Cenni, uno dei suoi lavori più noti, il riferimento al maestro del Rinascimento si traduce in una rilettura unica della figura della Madonna, ispirata al Polittico della Misericordia di Sansepolcro. Monumentale come una pala d’altare, questa grande tempera è un ritratto immaginario, intitolato con un nome di fantasia che conferisce alla figura la dignità di un personaggio letterario. Descritta come una “donna fantasma“, la figura siede in modo ieratico di fronte a un edificio dalle linee classiche, che richiama la Chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini di Torino.

Casorati strinse una collaborazione con i coniugi Gualino, mecenati influenti nella Torino degli anni Venti. L’artista li ritrae in stile rinascimentale, ma con abiti moderni. I ritratti vengono esposti alla Quadriennale di Torino nel 1923 e alla Biennale di Venezia nel 1924. L’immagine dei Gualino riflette l’eleganza della loro casa, simbolo della ricchezza di Riccardo Gualino. Qui, nel 1924, affidano a Casorati e all’architetto Sartoris la progettazione di un teatro privato.






I dipinti Aprile e Ritratto di fanciulla, presentati alla Biennale di Venezia del 1930, segnano un punto di svolta nell’arte di Casorati, che la critica riconosce come una nuova fase del suo percorso creativo. Le figure in queste opere sono immerse in una luce atmosferica e luminosa, senza però alcuna intenzione naturalistica. Ambientate in spazi domestici, sono circondate da oggetti quotidiani: il bacile con lo specchio in Aprile e l’annaffiatoio, la pratolina e il canovaccio nel Ritratto di fanciulla. L’artista introduce anche nuove tipologie di figure femminili, alternando corpi snodati a forme più piene, caratterizzate da sottili deformazioni.





Un aspetto distintivo di molte delle donne e ragazze ritratte da Felice Casorati negli anni Trenta (e anche oltre) è la loro attitudine malinconica e silenziosamente meditativa, spesso velata da una dimensione intima di smarrimento e attesa. Queste figure, nude o vestite, sono caratterizzate da una particolare tensione pittorica che si sospende tra una sensibilità psicologica e un distacco compositivo.



Le tre opere principali di Casorati alla XIX Biennale di Venezia del 1934 (Daphne a Pavarolo, Donne in barca, e Vocazione, non esposta) mostrano una nuova apertura dell’artista verso la natura e la quotidianità. Daphne a Pavarolo ritrae la moglie in una scena serena con paesaggio rurale, simbolo della sua serenità emotiva. Donne in barca presenta una figura femminile che allatta, in un’atmosfera mitica e sospesa nel tempo. Infine, Le sorelle Pontorno (1938) ripropone il tema delle sorelle in una scena intima, immersa in una luce soffusa.



A partire dalla seconda metà degli anni Trenta, Casorati inizia a ritrarre figure di ragazzini, spesso mostrati nella loro nudità fragile e vulnerabile, tra cui spicca l’enigmatico Narciso, che richiama liberamente l’antico mito. Tra le opere di questa sezione, il Nudo di schiena si distingue per il suo grande formato e la raffinata eleganza formale. La figura, vista di spalle, presenta una silhouette sinuosa con lunghi capelli rossi ondulati, che si staglia nitidamente davanti alla superficie chiara di una porta-finestra.


Per Casorati, la natura morta è sempre stata un campo privilegiato per sviluppare la sua composizione, ottenendo risultati di grande qualità che riflettono la sua visione estetica. Le nature morte del dopoguerra ripropongono i suoi temi, ma con soluzioni formali e cromatiche più sintetiche. Negli anni Quaranta, crea composizioni neometafisiche, utilizzando calchi in gesso, maschere e teste.
In Paralleli, l’innovazione risiede nell’evocare una figura femminile tramite frammenti di statue, mentre Eclissi di luna è un piccolo teatrino con un astrolabio – strumento astronomico portatile che permette di localizzare le stelle, il Sole e la Luna nel cielo – tra piani verticali che fungono da quinte.






Nel 1942, Casorati avvia la sua lunga collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano, realizzando bozzetti scenici e figurini per La donna serpente di Alfredo Casella. Successivamente, parteciperà ad altri sette progetti teatrali fino al 1952.




Vi auguro una Buona visita, e vi aspetto alla prossima recensione…