Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Venezia può essere definita una “Repubblica basata sulla famiglia“. L’aristocrazia è fortemente impegnata nel sostegno dello Stato, mentre le vicende pubbliche e private si intrecciano in un complesso tessuto, in cui anche i Querini giocano un ruolo importante. La leggenda racconta che Venezia fu fondata da dodici grandi famiglie di origini romane, tra cui la Gens Sulpicia, gli antenati dei Querini.

Le collezioni d’arte dei Querini Stampalia si espandono dal Settecento, quando Polo Querini fonda una Galleria nel 1708, acquistando opere sul mercato antiquario per esporle nel suo palazzo. Nel tempo, la Galleria viene ampliata seguendo le mode artistiche del momento.

La Casa Museo Querini Stampalia, un tempo residenza della nobile famiglia, ricrea l’autentico stile di un palazzo veneziano tra Sette e Ottocento, conservando le collezioni d’arte e gli arredi della famiglia, tra le più antiche di Venezia. Tra gli oggetti esposti ci sono mobili, dipinti, lampadari in vetro di Murano, globi, orologi, strumenti musicali, porcellane, sculture e arazzi. La visita rappresenta un percorso sia reale che fantastico nell’arte, oltre a un’immersione nella storia sociale di Venezia.

Sala dei Ritratti

Fondazione Querini Stampalia, Venezia

Sala della Musica

La musica a Venezia ha sempre accompagnato la vita quotidiana di tutte le classi sociali sin dal Quattro e Cinquecento, fungendo da sfondo per celebrazioni ufficiali e riti. Il Seicento si segnala come un periodo d’oro per la musica, la scenografia, l’architettura e l’ingegneria teatrale. Alcuni nobili, con i profitti derivanti dal commercio, decidono di investire nella costruzione di teatri, arrivando a contarne circa diciotto in città, sia pubblici che privati. Il dramma musicale, ovvero il melodramma, ottiene un incredibile successo, tanto che tra le famiglie più agiate si sviluppa una vera e propria competizione per accaparrarsi un posto a teatro, che fosse rigorosamente un palchetto privato.

Sala della Maniera

Tra il Cinquecento e il Seicento, la pittura manierista, ispirata allo stile dei maestri Raffaello e Michelangelo, esprime le “virtù” della Repubblica e della sua nobiltà, sia essa antica o emergente. Anche i Querini ampliano le loro collezioni con opere di artisti come lo Schiavone e Palma il Giovane, che sono tra i più importanti esponenti della Maniera a Venezia.

Sala Pietro Longhi

Pietro Longhi (Venezia, ca. 1701 – 1785) è il massimo esponente della rappresentazione dei costumi della società veneziana del Settecento, in parallelo con Goldoni nel teatro. La collezione della Querini è tra le più ricche dedicate a questo artista, comprendendo trenta ‘istantanee’ che offrono uno spaccato vivace della vita domestica e sociale a Venezia. Longhi riesce a catturare con ironia atmosfere, costumi e stati d’animo dei suoi contemporanei. Le sue opere non solo assumono un notevole valore documentario, ma si distinguono anche per l’attenzione al dettaglio, come ad esempio nei vestiti delle dame, nell’arredamento delle stanze o in un atlante aperto sul pavimento.

Sala Giovanni Bellini

Con molta probabilità l’incontro tra Andrea Mantegna e Giovanni Bellini avvenne nella bottega dello Squarcione. Tra ‘400 e ‘500 la Bottega è luogo di incontro, formazione e sperimentazione per molti pittori.

La “Presentazione di Gesù al Tempio” è un’opera significativa di Giovanni Bellini, realizzata intorno al 1470. Riflette una forma intima di devozione, tipica delle cappelle familiari e degli ambienti privati. I personaggi emergono su uno sfondo scuro, con sguardi intensi e gesti significativi, come quello di Maria che protegge il Bambino. Elementi come le fasce che lo avvolgono e il parapetto che richiama un sarcofago suggeriscono temi di morte e sacrificio. La modernità dell’opera la rende un simbolo del Rinascimento.

La presentazione di Gesù al tempio-Giovanni Bellini

Portego

Il Portego è la sala principale dei palazzi nobili veneziani, con funzioni diverse a seconda del piano. Al piano terra, serve per l’attracco delle barche ed è collegato a magazzini e cucina. Al primo piano, il Portego diventa il salone delle feste e sala da ballo nel Cinquecento. Nel Seicento, viene riadattato per diventare la Galleria, il Camaron, dove il patriziato espone opere d’arte e oggetti d’arredo, per valorizzare il proprio prestigio e la grandezza della famiglia.

Sala Mitologica

Nel Sei e Settecento, Venezia è conosciuta in tutta Europa come una città libertina, in cui comportamenti atipici, piaceri personali e costumi audaci sono accettati e considerati elementi necessari per mantenere l’ordine e l’equilibrio tra le diverse classi sociali. 

Sala degli stucchi

Sala da pranzo

La raffinatezza delle abitudini culinarie dei veneziani è influenzata dalla tradizione della corte di Bisanzio e ha accompagnato la storia della città nel corso dei secoli. I banchetti pubblici rappresentano un’opportunità per il doge e il patriziato di mostrare il proprio potere. I pranzi si distinguono in “grassi” e “magri”: nei primi si servono piatti a base di pollame e cacciagione, mentre nei secondi predominano storioni, pesci di fiume, ostriche dell’Arsenale, cozze e rane. La disposizione dei pasti quotidiani è diversa da quella attuale; non esiste una vera e propria sala da pranzo, ma si utilizzano diverse stanze della casa, come il Portego per occasioni affollate o la camera da letto per pranzi più riservati. Le pietanze arrivano da cucine di solito situate al piano terra.  Al contrario, la mensa del popolo è notevolmente diversa e rappresenta la vera essenza della cucina veneziana attuale, caratterizzata da un menù quotidiano semplice e frugale, in cui il pesce – abbondante e economico – è spesso accompagnato da polenta, minestre e riso.

Salotto verde

A metà del Settecento, il palazzo di Andrea Querini diventa un importante centro di riferimento per la cultura veneziana. Vi partecipano figure di spicco come Pietro Longhi e Carlo Goldoni. Inoltre le nobildonne, uscite dal contesto domestico, prendono parte ai salotti conquistando poco a poco un ruolo di rilievo.

Salotto rosso

Fondazione Querini Stampalia, Venezia. salotto rosso

Studiolo

Dalla fine del Cinquecento, lo studiolo cambia la sua funzione, diventando un luogo per l’esposizione di opere d’arte e rarità, come strumenti musicali, sculture, monete e dipinti, occupando spazi privati di principi e nobili. Francesco Sansovino, nella sua celebre guida “Venetia città nobilissima et singolare“, consiglia ai visitatori di esplorare durante i loro viaggi alcune collezioni private di antichità. Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, le opere più importanti del palazzo vengono trasferite dallo studiolo al Portego.

Fondazione Querini Stampalia, Venezia. studiolo

Camera degli sposi

Boudoir

In questo raffinato e accogliente salottino, le donne di famiglia si dedicano alla loro bellezza. La loro vita privata si svolge in un’atmosfera protetta, lontano da occhi indiscreti. Qui, la “Signora“, dopo essersi alzata, accoglie amici e confidenti, il cavalier servente, sarti e parrucchieri. Ogni elemento d’arredo e architettonico ha un ruolo ben definito nel corso della giornata: la specchiera riflette l’immagine della nobildonna, il divanetto diventa un’isola di relax e il camino contribuisce a riscaldare la conversazione.

Scene di vita veneziana

Nel Settecento, Venezia si distingue come una delle capitali europee più affascinanti e contraddittorie. Gabriel Bella ne celebra la bellezza, evidenziando il rifiuto del potere e le festività, sia sacre che profane, che rendono la città vivace. La sua opera offre una cronaca visiva della teatralità veneziana. Tra le principali attrazioni del Carnevale, il Ridotto pubblico, attivo dal 1638, è l’unico luogo dedicato al gioco d’azzardo. Venezia si conferma così una città dedicata al divertimento, dove patrizi si dedicano a cacce, sport all’aperto e regate.

Sala dell’antiquario

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la Fondazione amplia le collezioni ereditarie del conte Giovanni con nuove opere d’arte, per lo più legate alle Biennali. Questa scelta curata è dettata dagli obblighi testamentari, utilizzando i fondi destinati ai premi di scultura e pittura.

Lo spazio di Carlo Scarpa

La sensibilità artistica di Scarpa lo porta a ripensare profondamente il piano terra di Palazzo Querini. Sostituisce l’impianto ottocentesco, mantenendo e integrando gli elementi cinquecenteschi rimasti. Egli desidera che la sua opera venga percepita come un modo di rispettare la tradizione, evitando però repliche di capitelli o colonne. Una finestra sulla facciata diventa il nuovo ingresso dal Campiello Querini, sostituendo quello precedente. Scarpa realizza un ponte in legno e ferro, elegante e minimale, che supera agevolmente il dislivello tra il campo e l’ingresso.

I molti disegni della passerella, conservati dalla Fondazione, documentano la sua incessante ricerca e la scelta accorta dei materiali, che spesso annota su tovaglioli o pacchetti di sigarette. Il pavimento dell’atrio, realizzato in marmo, è una scacchiera policroma che vibra in armonia con il soffitto in stucco rosso. Un arco antico porta a una doppia porta che funge da accesso al canale, tipica delle abitazioni veneziane.

L’acqua. Solo si tratta di contenerla, governarla, usarla come un materiale luminoso, riflettente”.

Vi invito a scoprire anche il Negozio Olivetti situato in Piazza San Marco a Venezia, progettato dallo stesso Scarpa.

Fondazione Querini Stampalia, Venezia.

Vi auguro una Buona visita e vi aspetto alla prossima recensione

 

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