C’è ancora domani (2023) – Paola Cortellesi
Sulle note di “Aprite le finestre” di Franca Raimondi, Delia (Paola Cortellesi) spalanca le stesse dell’appartamento polveroso a livello strada in cui vive, insieme al marito Ivano (Valerio Mastandrea), i tre figli e il suocero.
Maggio 1946, una Roma in bianco e nero in cui povertà e ricchezza sono attigue e messe fortemente in contrapposizione; dove bambini che dormono “ a testa e piedi” nello stesso letto vengono incalzati dalla scena di una colazione aristocratica tra porcellane e alzate d’argento colme di biscotti, mentre dall’alto lato della strada le donne fanno la coda all’alimentari sperando di non ricevere lo stesso formato di pasta della settimana precedente.
Delia ha sempre “da fa’”; si prende cura della casa e delle varie faccende domestiche; arrotonda facendo iniezioni a domicilio, rammendando biancheria, assemblando ombrelli e facendo il bucato. Si prende anche cura dell’anziano e scorbutico suocero Ottorino, “l’unico strozzino che viveva senza una lira e che per migliorare dovrebbe operarsi il cervello”; colui che considera suo figlio un ingrato nonostante gli abbia “imparato tutto” e intestato pure una casa. Peccato che questa gli sia stata pignorata dopo averla persa alle scommesse, ma come lui sostiene “è il pensiero che conta”.
Ivano ogni mattina prima di uscire di casa intima la moglie di combinare almeno quel giorno qualcosa di buono. È un padre padrone violento, il cui nervosismo viene giustificato per la ragione di aver fatto due guerre.
Delia non si ferma mai.
Il momento più allegro della giornata sembra essere la spesa al mercato, dove al banco della frutta e verdura lavora l’amica Marisa (Emanuela Fanelli): ironica, libera e piena di gioia di vivere. Esattamente il suo opposto.
Il difetto di Delia è che parla troppo.
La storia mostra donne a cui viene chiesto di stare al loro posto e di tacere di fronte a fatti che non gli competono; le figlie femmine vengono date in sposa ai miglior offerenti, che acquisendone la proprietà ne dispongono nel modo in cui preferiscono.
E la ragione di questa disparità di trattamento viene concisamente rappresentata dalla risposta che Delia riceve riguardo alla richiesta di spiegazione circa la sua paga, molto più bassa rispetto a quella del ragazzo nuovo arrivato: “Certo, lui è un uomo”.
-In seguito a questa battuta la mia vicina di poltrona al cinema, una signora pimpante sulla settantina, ha esordito con un fragoroso “Ma vaf…..” 😂 –
La scelta musicale spazia da canzoni del repertorio italiano a brani più contemporanei; la scena che ha in sottofondo “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla è stata per me la più toccante.
Paola Cortellesi mette in scena una forte donna, consapevole che è ormai arrivato il tempo di rompere quella catena; soprattutto se desidera un futuro migliore, e diverso dal suo, per la figlia adolescente Marcella. E lei è disposta a tutto, anche a far saltare in aria con il tritolo il bar dei consuoceri.
C’è ancora domani per combattere, per scappare di casa, per mettere un rossetto e una nuova camicia e recarsi alle urne per votare e far valere i propri diritti per la prima volta.
Perché Delia riesce a cantare anche a bocca chiusa.
Vi auguro una Buona visione e vi aspetto alla prossima recensione.
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