Mostra “Io sono Leonor Fini” – Palazzo Reale, Milano

Mostra “Io sono Leonor Fini” – Palazzo Reale, Milano

“Io sono” replicava alla domanda sul come facesse a dipingere. Leonor Fini era l’incarnazione della propria arte; un mondo femminile enigmatico, multiforme, audace e anticonformista.

Le sue opere tornano a Milano con una retrospettiva visitabile fino al 22 giugno; città in cui l’artista fece il suo esordio con una prima esposizione.

Leonor Fini, nata a Buenos Aires nel 1907, era stata collocata artisticamente in una terra di mezzo; di difficile comprensione e incomparabile ai colleghi del suo periodo. Fu inquadrata successivamente nel filone Surrealista, poiché fu in quel mondo onirico e irrazionale in cui raggiunse la sua massima espressione, ma di cui non se ne sentiva parte, scansando qualsiasi tentativo di classificazione.

Affronta il tema della fluidità di genere e scardina i modelli tradizionali; un’artista più che mai contemporanea.

La sua opera caratterizzata da una pittura che, pur nella tecnica tradizionale, trasmette messaggi rivoluzionari, diventa una forte azione di rottura. Indipendente e sfuggente, nomi come Max Ernst, Giorgio de Chirico e Jean Cocteau, scrissero del senso di smarrimento cui venivano percorsi davanti alle sue opere: confusi dall’oscuro “sguardo della sfinge“. 

Attraversiamo insieme il percorso per tappe.

“L’immaginazione si nutre di immagini lungo il percorso. Ecco alcuni itinerari del mio.

Scene primordiali

L’artista si manifesta attraverso gli elementi e lo stile che segneranno l’intero corso della sua carriera.

La Sfinge rappresenta il nucleo profondo della sua espressione artistica: un essere ambivalente, in continua trasformazione, forte e magnetico. È un richiamo a una forza femminile primordiale, ormai svanita, un mito che intreccia la natura con la cultura, la civiltà con l’ignoto.

Gli esordi di un mondo

Leonor Fini si trasferì a Parigi nel 1931; qui incontra i surrealisti. Affascinata da questi nuovi artisti ne prende comunque distanza, negando qualsiasi affiliazione con la corrente. La sua visione sulla sessualità non era infatti in linea con quegli artisti, omofobi e misogini.

L’artista si legò a Max Ernst e Victor Brauner, le cui idee influenzarono le sue ricerche su magia, alchimia ed esoterismo.

Anche se i surrealisti hanno aperto e abbattuto delle porte, adolescente, io avevo abbattuto le stesse porte e altre ancora.

Il confine del mondo

Negli anni durante e dopo la Seconda guerra mondiale, Fini affronta il tema della mortalità.

“Queste opere non sono espressioni di disperazione, ma precise dichiarazioni di terrore.”

Liaisons

Leonor Fini esplora e personifica una libertà totale nel vivere il genere e la sessualità, dando vita a una fluidità avanguardista che le sue opere rendono manifesto.

“Da quando avevo diciotto anni, ho preferito stare in una sorta di comunità: una grande casa con il mio atelier e gli animali, i gatti e gli amici, e con un uomo che era più o meno un amante e un altro che era più o meno un amico. E ha sempre funzionato.”

Narciso impareggiabile

Un sguardo sovversivo sull’uomo; il corpo maschile diventa l’oggetto di uno sguardo femminile carico di desiderio.

Fin da piccola mi sono ribellata alla condizione femminile e tuttora navigo nella vita in funzione di questa rivolta“.

Gli archetipi del potere femminile

Leonor non abbraccia la figura della “femme-enfantsurrealista nel suo percorso artistico. Il suo universo dipinge un mondo matriarcale, popolato da donne di grande forza e autorità. Come molte delle sue contemporanee, si dedicò alla ricerca e alla definizione della propria identità in un ambito dominato dalla figura maschile. Per lei, le donne sono esseri superiori, guerriere, creatrici e visioni incarnate.

Rituali, cerimonie, metamorfosi

Ai balli c’erano sempre degli sprovveduti che mi invitavano a ballare. Non è mai stato il motivo per cui ci andavo. Sorseggiavo e assaporavo la mia immagine negli specchi immensi, mi godevo i sussurri della folla al mio passaggio… e poi tornavo a casa a dormire.

Scena o boudoir

Una selezione di schizzi per scenografie, abiti, arredamenti e decorazioni mette in evidenza il forte senso scenico e la cura per la materialità che caratterizzano il suo lavoro. Questi elementi, spesso, superavano i confini della bidimensionalità dei suoi dipinti, proiettandosi nel mondo tangibile. La sua passione per i costumi la portò a collaborare con numerosi progetti teatrali, operistici, di balletto e cinematografici.

Nel 1963, Fini partecipò anche alla creazione dei costumi per il film di Federico Fellini. Tra le sue realizzazioni più celebri figura il design del flacone del profumo Shocking di Elsa Schiapparelli.

Leonor era affascinata dalla trama e dalla qualità materiale dei tessuti; indossava spesso costumi scenografici, dando vita ai personaggi delle sue opere, mescolando continuamente la sua esistenza con la sua arte in una performance costante.

Persona

Leonor Fini si è raccontata lungo tutta la sua vita tramite scritti e fotografie, in un’auto-rappresentazione tanto narcisista quanto consapevole, ai limiti del finzionale.

È una mostra che vi inebrierà ogni senso; ricca di sollecitazioni visive e stimoli a ragionamenti e a ricerche di significati. Trovo sia stato fatto un fantastico lavoro di accostamento cromatico tra le opere e le pareti dell’allestimento e, particolare a cui faccio sempre caso, le cornici – nelle geometrie e nei materiali – sono un elemento arricchente in quanto riescono ad accendere maggiormente l’opera che custodiscono.

Le opere in mostra appartengono in prevalenza a collezioni private; diverse provengono da gallerie e musei parigini, e i bozzetti finali dal Museo del Teatro alla Scala di Milano.

Ho sempre amato travestirmi. Ha quel lato di glorificazione di sé, dell’acquisire una dimensione soprannaturale. Non è il ballo che mi piace alle feste in maschera, quello non è importante. Mi piaceva andare solo per fare il mio ingresso, per inebriarmi di me stessa per qualche istante. Che i miei costumi fossero così belli, così esagerati, che tutti facessero un passo indietro per vedermi passare; ecco, questo mi appagava in pieno“.

Mostra "Io sono Leonor Fini" - Palazzo Reale, Milano

Vi auguro una Buona visita, e vi aspetto alla prossima recensione…

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